Bari. Una città fantasma

La città fantasma

Bari non si accontenta, i baresi non si accontentano.

Da diversi anni ormai, il capoluogo pugliese minaccia di divenire una vera e propria città fantasma.

Una città la cui sostanza è invisibile e a cui si preferisce la forma. Una forma scarna, incompleta, ombrosa e quasi al limite del propagandistico.

Una città che vorrebbe parlare, anzi urlare al mondo le proprie origini, la propria storia e, soprattutto, la propria bellezza, ma a cui è stata cucita la bocca e l’unica cosa che fuoriesce è un respiro affannoso, un respiro stanco.

Una città che vorrebbe svegliarsi al mattino per correre e a cui, invece, viene fatto uno sgambetto.

Una città che pretende di nascere e non di rimanere in una “placenta” nutrita a stento da altri. Bari vuole e deve vivere, non simulare 365 giorni su 365 un letargo.

Ricordate la sensazione di quando, da bambini, scopriste che Babbo Natale non esiste?

Ebbene, osservare Bari provoca un egual sentimento: la magia svanita, aspettative tradite e nostalgia di un qualcosa che -in realtà- non c’è mai stato.

E a cosa è dovuto tutto ciò?

La pubblica amministrazione ha dimenticato che la forma svanisce senza la sostanza: la forma si deforma e lentamente si sgretola se rimane un contenitore vuoto.

Il primo cittadino -padre di questa nostra Bari- spettacolarizza, celebra la grandiosità di attività a mero fine propagandistico, crea un’idea della città che non rispecchia il sentimento e lo stato d’animo dei cittadini.

Da un lato si costruiscono ponti e dall’altro le strade cedono; si costruiscono torri e ruote panoramiche, ma si lascia il mare (nostra più grande risorsa) in balia dei rifiuti e delle scariche di fognatura; si realizzano spiagge (sempre se qualche ombrellone inserito nei ciottoli e una pavimentazione di legno meritano di aver tale denominazione) e tuttavia i baresi ancora vivono tra immondizia, blatte, odori maleodoranti, inefficienza del servizio di trasporto e marciapiedi pericolanti.

Siamo una città che si sviluppa unicamente su due strade centrali. Le periferie e i quartieri limitrofi meritano di essere dimenticati? Meritano di essere lasciati all’abbandono e considerati inesistenti da chi dovrebbe curarsi di loro?

Al contrario, quartieri come il Libertà, il San Paolo, Carrassi (e non solo) devono crescere e non cadere nell’oblio.

Siamo una città fantasma, una città in cui si cerca di nascondere i difetti costruendo una torre: dall’alto del cielo i problemi si allontanano, diventano più piccoli e salendo sempre più in alto sembrano svanire.

Ci vogliono far credere che bastano 75m per dimenticare

…ma -ricordate- che, in realtà, sarà necessaria una vita intera per rimediare.

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