La storia della Befana e di Befanì

Una delle più antiche leggende tramandate dai baresi, tra i vicoli di Bari Vecchia, narra di una storia dai fondamenti storici, quanto dai dettagli mostruosamente fantastici, verificatasi durante una delle dominazioni straniere, esattamente quando la città di Bari, strappata ai Bizantini dai Saraceni che come pirati venivano dal mare, divenne per un breve, ma peculiare periodo che va dal 840 al 870 d.C., un Emirato islamico che volle impartire severamente le sue leggi sacre, ma ne pagò altrettanto violentemente le conseguenze…

Mufarrij, uno dei tre governatori arabi che ebbe la città di Bari, credette di poter convincere i baresi ad abbandonare il rito cristiano per una conversione all’Islam se fosse stato lui in prima persona a compiere un atto di coraggio, al fine di dimostrare la debolezza di certe tradizioni locali, così durante la notte tra il 5 e il 6 dicembre affrontò una delle figure più temute della credenza popolare, quella dell’Epifania.

A quel tempo si credeva che la Befana fosse la personificazione di due donne, una buona che portava doni e buone notizie ed una cattiva, chiamata Befanì che invece armata di falce vagava per le strade buie e deserte della notte, disseminando morte e segnando una croce sull’uscio delle case contro cui decideva di lanciare la sua nefasta sentenza.

Quella notte Mufarrij, nonostante l’atteggiamento di sbeffeggiamento e superiorità, si armò di scimitarra come per andare in guerra e attraversò i vicoli deserti di Barivecchia, dove si accorse che ogni uscio domestico era stato serrato e nessun barese si permetteva di sbirciare quello che accadeva fuori, nemmeno quando Mufarrij fu sorpreso da Befanì, dalla quale, come in una battaglia impari, non ebbe scampo, finendo atrocemente decapitato dalla falce affillatissima della spaventosa creatura.

Ma la tragica sconfitta di uno scellerato governatore tiranno non si esaurì in quella notte: la sua testa decapitata per la violenza del colpo sovrumano rotolò per l’intera città sino a sbattere contro l’architrave di una casa in strada Quercia, al civico 10, che tutti all’indomani poterono vedere dando origine alla leggenda de La cape d’u Turchie/Testa del Turco.

Oggi, la vicenda è testimoniata da una testa scolpita e fissata proprio nel luogo del ritrovamento secondo la leggenda e durante le notti fredde d’inverno, quando gli usci delle porte delle case sono serrati e il vento soffia forte tra le strade simili a gole nel deserto, qualcuno racconta che è possibile sentire rotolare la cape d’u turchie tra i vicoli di Bari Vecchia, il quale “per non perdere la faccia, ci rimise la testa”.

Buona Epifania!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *